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CONSIDERAZIONI SUL MERCATO DELL’ARTE
AUTRICE Maria Grazia Lunghi
CONSIDERAZIONI SUL MERCATO DELL’ARTE
Qual è l’elemento centrale nel rapporto tra artisti e organizzatori, critici e curatori? (di seguito gli “altri”).
Dovrebbe essere l’Arte con l’A maiuscola, dovrebbe essere la qualità del lavoro, l’innovazione, la sensibilità dell’artista, l’energia e la forza espressiva che l’opera comunica, la creatività, il linguaggio poetico e artistico, nonché l’abilità degli “altri” di riconoscere quando ciò esiste e di saper rischiare.
Invece è il denaro a farla da padrone, come la filosofia marxista, sempre attuale nell’interpretazione della realtà che ci circonda, ci dimostra.
La fama e il successo hanno un prezzo da pagare: "la potenza della società borghese si è espressa durante lunghi periodi della storia nel fatto che ha saputo combinare la pressione e l'esortazione, il boicottaggio e le lusinghe, per arrivare a disciplinare e ad assimilare ogni movimento artistico "ribelle" e condurlo al livello del "riconoscimento" ufficiale. Ogni riconoscimento di questo tipo significava alla fine l’avvicinarsi dell'agonia" (Leone Trotskij 1938).
Il denaro, appunto, è l’unico mezzo che permette agli artisti di esporre e agli “altri”, anche se appassionati d’arte, di guadagnare senza alcun rischio.
Per quanto ne so, solo gli artisti storicizzati sono invitati gratuitamente alle esposizioni/eventi, perché, essendo noti, richiamano pubblico e danno prestigio a tutti gli “altri”, artisti paganti compresi.
Gli artisti non storicizzati hanno ben altro destino.
Le iniziative a pagamento proposte sono le più diverse e fantasiose: mostre itineranti in tutta Europa, mostre virtuali in un grande albergo di New York, oppure grandi eventi di breve durata dove il nome del critico che sponsorizza l’evento (vedi la Triennale di Roma 2017) è il metro con cui si stabilisce il prezzo da pagare per partecipare; più alto (1900 euro) se la sede è prestigiosa e il critico che presenzia (annoiato e palesemente infastidito per di più) è molto noto, meno se la sede scelta tra quelle proposte è lontana dal centro città e il critico di minor richiamo.
Altre proposte prevedono l’inserzione della propria opera in un catalogo cartaceo, naturalmente a pagamento, insieme con altri trenta artisti.
La cifra è commisurata allo spazio occupato: una pagina, mezza pagina, una o due foto del quadro. I prezzi variano e puntano sempre verso l’alto, come se gli artisti avessero una capacità economica infinita.
Solo pochissimi organizzatori tengono conto della grave crisi economica che sta attraversando il nostro paese, abbattendo i costi o scegliendo sedi originali come bar, mercati, vetrine di negozi dove far esporre, a volte gratuitamente, le opere.
Un altro aspetto riprovevole del mercato dell’arte è costituito dagli innumerevoli concorsi proposti. Ne vorrei analizzare alcuni tra quelli che si sono diffusi negli ultimi anni attraverso i social networks.
1. Il bando di partecipazione propone all’artista di partecipare ad un concorso ma il versamento “a titolo di rimborso spese” deve avvenire prima di sapere se supererà le selezioni per partecipare effettivamente alla mostra.
2. La mostra è virtuale, non ci sarà un luogo fisico dove esporre ma una vetrina sul web che se da una parte allarga la visibilità, dall’altra trasforma il “mi piace” in moneta. Vincerà il concorso chi avrà ottenuto più consensi da parte di chi vota on line. In una società sana questo potrebbe risultare un metodo democratico ma nel paese dove contano più le amicizie fatte giocando a calcetto (come ha sostenuto un ministro del lavoro) che il curriculum, si trasforma in una ricerca affannosa da parte dell’artista a racimolare i voti di parenti e conoscenti magari virtuali come i “contatti di FB” e la qualità del lavoro non conta niente.
3. In alcuni casi addirittura c’è l’imbroglio di farsi spedire i soldi dopo la selezione, ma senza dare seguito all’evento. Sbandierando patrocini che non esistono, per attrarre gli artisti. Nel 2013 l’associazione “110 e Lode Artisti Insieme”, FC Arte & Liberarte, ha bandito un concorso promettendo una mostra itinerante con vari patrocini, poi tutto è finito nel nulla.
Insomma tutti sono pronti a spremere il povero artista che insegue il suo sogno e crede ingenuamente nella buona fede degli altri.
Dopo anni trascorsi nell’ambiente dell’arte, si affilano le unghie, si aguzza l’ingegno; s’impara a difendersi e soprattutto a capire che c’è una bella differenza tra illusione e realtà.
Si comprendono in anticipo gli inganni nascosti dietro facciate accattivanti e illusorie prospettive future: prestigiose location, importanti nomi di critici che popolano il mondo dell’arte a garanzia della serietà e della riuscita dell’evento, con agganci politici che ne facilitano la realizzazione. L’arte viene, così, rinchiusa in ambiti lontani e separati dalla gente e dalla vita.
Per capire di cosa si tratta è essenziale valutare la congruenza tra proposta e somma richiesta; se supera un livello accettabile, vuol dire che qualcosa non va. Si devono percorrere altre strade, con determinazione e fantasia.
Conoscere chi ti propone delle occasioni e valutarle bene, cercare personalmente posti espositivi originali e inconsueti fuori dai soliti circuiti, meglio se frequentati quotidianamente dalla gente.
Perché la fruizione dell’arte è un diritto di tutti.
In molti paesi un biglietto d’ingresso al museo ha un costo basso, in alcuni, come l’Irlanda, è completamente gratuito.
La pittura, per esempio, attraverso le immagini vuole stabilire un contatto tra le persone che vada oltre i rapporti meramente economici e materiali. Chi si occupa di intermediazione tra artista e fruitore svolge un ruolo importante e deve trarre un giusto compenso da questa attività ma non può mai dimenticare la dimensione etica del suo operare.
Maria Grazia Lunghi
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